Una panoramica delle epidemie e pandemie che hanno attraversato il nostro pianeta nei secoli, dalla peste nera della metà del XIV secolo al vaiolo e alla spagnola per arrivare a quelle dei nostri giorni, la cui origine è sempre più frequentemente spiegabile con il famigerato”salto di specie” da animale a uomo, è quella che ci viene presentata da Gavino Maciocco.
E così scopriamo che fin dal lontano 1630 nel piccolo centro toscano di Monte Lupo per limitare i contagi si creò una vera e propria zona rossa, che scatenò violenti dibatti tra le autorità del luogo.

A cura di Piera Poletti e Antonio Federici

Ogni Paese ha istituito centri e programmi dedicati alla promozione della sicurezza, che hanno costruito sistemi di sorveglianza e prodotto raccomandazioni ed iniziative di intervento e formazione.

A cura di Maria Carmela Piccirillo

Il patient-journey study è uno studio che ha come oggetto non un singolo quesito clinico, come classicamente accade nelle sperimentazioni cliniche a fini registrativi, ma l’intero percorso terapeutico di una popolazione di pazienti. Tecnicamente, è uno studio prospettico di coorte all’interno del quale sono inseriti uno o più studi randomizzati disponibili per ogni snodo decisionale in cui vi sia incertezza sulla migliore opportunità terapeutica da proporre al paziente.
La proposta di questa nuova tipologia di studio deriva dall’esigenza di superare alcuni limiti della ricerca clinica finalizzata alla registrazione di nuovi farmaci, tipicamente focalizzata su efficacia e sicurezza di un farmaco in uno specifico punto del percorso terapeutico di una patologia, ma che generalmente non fornisce dati sufficienti per definire il reale valore, né il migliore posizionamento del farmaco, nel contesto generale delle opportunità terapeutiche disponibili.

A cura di Davide Botturi
A livello internazionale, l’impiego di ‘patient-reported outcome’ ossia di ‘misure di esito riferito dal paziente’ è documentato nell’ambito della ricerca, dell’assistenza sanitaria (audit, registri di patologia) e anche della valutazione della performance delle organizzazioni sanitarie.
A livello nazionale, l’interesse prevalente da parte delle istituzioni pubbliche e anche delle associazioni di cittadini e pazienti riguarda soprattutto il livello di umanizzazione dell’assistenza, ovvero l’esperienza dei pazienti rispetto alle modalità di accesso ed erogazione. Il contributo più rilevante del ‘patient-reported outcome’ risiede invece nell’introdurre la prospettiva del paziente, misurata secondo una metodologia strutturata, nell’ambito della valutazione degli esiti delle cure, tradizionalmente dominato dalla sola prospettiva professionale.

A cura di Antonio Federici

Alla base dell’importanza dei ‘percorsi’ ci sono ragioni di efficacia (necessità di applicare nella pratica linee guida di cura e assistenza evidence-based), efficienza (necessità di reingegnerizzare i processi assistenziali per garantire un utilizzo delle risorse più coordinato, quindi più efficiente), umanizzazione e soddisfazione.

I Patient-Reported Experience Measures (PREMs) e i Patient-Reported Outcome Measures (PROMs) sono misure della qualità dell’assistenza. Mentre i PREMs si riferiscono all’esperienza che il paziente vive con i servizi sanitari, i PROMs sono utilizzati per misurare e spiegare gli esiti di salute dal punto di vista del paziente. L’aspetto innovativo di questi strumenti risiede nella possibilità di comprendere se un intervento o un trattamento sanitario abbia fatto la differenza per la salute e la qualità della vita del paziente dal punto di vista del paziente stesso. L’impiego dei PROMs e PREMs ha quindi reso possibile una lettura dei percorsi assistenziali dal punto di vista del paziente, aiutandoci a comprendere quali aspetti facciano realmente la differenza rispetto alle sue condizioni di salute, alla sua qualità di vita e alla sua esperienza con la sanità, ovvero rispetto a ciò che, del percorso stesso e degli effetti che produce, è rilevante e capace di generare valore dal punto di vista del paziente.

Un approccio di cura fondato sulla prevenzione e sulla promozione della salute contribuisce al miglioramento della qualità della vita delle persone, posticipando l’insorgenza dei tumori e, più in generale, delle malattie croniche. Per questo, l’impiego di risorse nella prevenzione non deve essere interpretato come una spesa, bensì come un investimento sul futuro, che si può tradurre in un costo, sanitario e sociale, evitato.
Lo sottolinea anche il recente Piano europeo di lotta contro il cancro, presentato dalla Commissione europea, ricordando tra le iniziative di prevenzione prioritarie: l’eliminazione dei tumori HPV-correlati, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, l’adozione di corretti stili di vita e la riduzione del consumo di tabacco.