
Prossimità è mettersi nei panni di chi vive la malattia: pazienti e operatori sanitari
Una delle paure più grandi delle pazienti e dei pazienti oncologici è quella di perdere i punti di riferimento rappresentati dalla struttura ospedaliera e dai medici che hanno scelto dopo aver scoperto di avere un tumore. È questo il motivo principale che spiegherebbe una certa diffidenza sulla possibilità di essere curati a casa, espressa dalla metà dei pazienti che hanno risposto all’indagine condotta dal Cipomo sull’oncologia di prossimità. Lo pensa Anna Maria Mancuso, presidente di Salute Donna, sottolineando l’importanza che sia prevista la figura di un tutor legato alla struttura di riferimento del paziente, che possa seguirlo a casa nello svolgimento di quelle azioni di cura che non richiedono la sua presenza in ospedale.