Mortalità materna

Utilizzando i report dell’International Network of Obstetric Survey Systems (INOSS), una collaborazione internazionale di ricercatori e clinici che raccoglie dati basati sulla popolazione, sulle complicanze materne gravi e sulle malattie rare in gravidanza, gli autori di uno studio pubblicato su BMJ hanno analizzato i risultati ottenuti in otto Paesi che utilizzano sistemi avanzati di sorveglianza della mortalità: Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Slovacchia e Regno Unito.

Alzheimers e demenza

L’articolo pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità fa il punto sul Decreto sul Fondo per l’Alzheimer e Demenze, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 maro 2022, sottolineando che si tratta di un primo passo significativo sulla strada indicata dall’OMS nel suo Global Plan on Dementia del 2017, che sollecitava gli Stati a definire le proprie politiche di contrasto alla demenza entro il 2025.

A cinque anni dalla pubblicazione dei risultati del lavoro condotto dalla Commissione istituita dal Lancet Oncology per esaminare le priorità della ricerca sul cancro negli Stati Uniti, è stato pubblicato – in occasione dell’European Cancer Summit 2022 svoltosi a Bruxelles il 16 novembre 2022 – il rapporto di una nuova Commissione, la Lancet Oncology European Groundshot Commission, chiamata ad esaminare le sfide che l’Europa deve affrontare nell’ambito della ricerca oncologica.
Riconoscendo l’importanza fondamentale della ricerca non solo per mitigare gli effetti drammatici della pandemia che stiamo ancora oggi sperimentando, ma anche per costruire servizi e sistemi oncologici europei migliori per i pazienti di domani, la Lancet Oncology Commission ha voluto così offrire il suo contributo di conoscenze al Piano europeo di lotta contro il cancro e alla missione dell’UE contro il cancro per definire una roadmap per la ricerca sul cancro in Europa basata su prove e incentrata sul paziente.

Nel corso di un recente meeting svoltosi a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito dell’European Joint Action on Antimicrobial Resistance and Healthcare Associated Infections, il progetto che intende rafforzare e coordinare tutte le azioni intraprese per fronteggiare la AMR e le infezioni correlate all’assistenza, sono stati organizzati due focus group tra esperti, dai quali è scaturito un primo bilancio delle criticità emerse nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Fra queste, un accento particolare è stato posto sulla scarsità di risorse economiche e umane tuttora investite nel progetto, sulla carenza di professionisti qualificati per il controllo delle infezioni nella pratica clinica, sulla mancanza di database centralizzati per il monitoraggio dei dati, ma anche sull’organizzazione dei Sistemi Sanitari Nazionali nei quali i poteri dei Ministeri e quelli delle autorità locali (Regioni) entrano spesso in conflitto. L’insieme di questi elementi finisce per ostacolare l’approccio One Health, poiché viene a mancare l’auspicato coordinamento fra i diversi settori dell’assistenza sanitaria, compresa la sanità animale, sia sotto il profilo operativo che dal punto di vista legale, considerando la presenza di protocolli e regole spesso contraddittori e poco standardizzati.

Esiti riportati dai pazienti

Nel viewpoint pubblicato sul JAMA, Shahzeb e Butler evidenziano che, per interpretare il significato clinico dei cambiamenti nello stato di salute di un paziente, è fondamentale capire quanto quel cambiamento sia per lui importante. Per esempio, per i pazienti con una malattia polmonare ostruttiva cronica grave, un cambiamento di circa 5 punti sul questionario per l’insufficienza respiratoria grave è stato associato a un cambiamento clinicamente significativo dello stato di salute percepito dal paziente. In questo contesto il concetto di ‘differenza minima clinicamente importante’ (minimal clinically important difference – MCID), cioè il più piccolo cambiamento nell’esito di un trattamento misurato con i patient-reported outcomes (PROMs) che il paziente identifica come importante, diventa rilevante perché può essere alla base di una modifica nella terapia.

Donne e fibrillazione atriale

I risultati di uno studio condotto da un gruppo di cardiologi americani, coordinato dai ricercatori del Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles, e pubblicati su JAMA Cardiology mostrano che a parità di altezza e peso le donne sono più a rischio di sviluppare fibrillazione atriale. Il dato che riguarda la popolazione generale, ossia che ci sono meno donne con fibrillazione atriale, sarebbe quindi riconducibile al fatto che, in media, le donne hanno un’altezza inferiore e dunque una superficie corporea inferiore agli uomini.

Malattie cardiovascolari e equità

Nell’ambito delle malattie cardiovascolari, la carenza di un sistema equo può avere conseguenze importanti in relazione all’impatto epidemiologico di queste patologie e agli esiti in termini di invalidità che alcune condizioni, per esempio l’infarto acuto del miocardio o l’ictus, possono avere nella popolazione, generando un onere che ricade su tutta la società.
Secondo un autorevole editoriale pubblicato recentemente su JAMA, sono almeno quattro le criticità da risolvere per garantire efficienza ed equità nella diagnosi delle malattie cardiovascolari: liste di attesa, educazione alla salute dei pazienti, accesso ai centri di eccellenza, eliminazione dei bias culturali da parte dei medici.

Intelligenza artificiale nella diagnostica medica

In un articolo pubblicato su JAMA, Chen e colleghi descrivono tre metodi di apprendimento (imparare dagli errori, imparare dagli esempi e imparare dall’esperienza), che sono alla base di molti sistemi diagnostici di intelligenza artificiale. In un futuro sempre meno lontano questi strumenti alleggeriranno i medici degli aspetti prettamente computazionali del loro lavoro, consentendo loro di concentrarsi su compiti che possono invece essere svolti solo dall’uomo come l’interpretazione della storia del paziente e del contesto sociale in cui vive, e la comunicazione dell’incertezza.