Open access, open data, open source rappresentano tutte (buone) pratiche in aumento sia per popolarità che per la loro effettiva necessità. Le politiche che le sostengono sono spesso motivate da argomentazioni etiche e morali nonché di tipo utilitaristico. Due articoli analizzano il fenomeno degli open data sia dal punto di vista dei ricercatori (Mckiernan et al) che degli stakeholder (Greenberg et al), intesi come Paesi che mettono a disposizione di tutti informazioni e dati, rendendoli in questo modo accessibili a chiunque.

A cura di Eliana Ferroni

La conoscenza dei benefici e rischi di un farmaco si basa sui dati degli studi clinici riportati negli articoli scientifici. Ma ci troviamo oggi di fronte al rischio reale di leggere più spesso articoli (abilmente selezionati) con risultati statisticamente significativi a vantaggio del farmaco in oggetto.

“Open. Dalla condivisione dei risultati ad una ricerca trasparente per il bene comune”: il punto di vista dei protagonisti della riunione annuale dell’Associazione Alessandro Liberati, svoltasi a Napoli il 13 dicembre 2013. Tra gli argomenti affrontati: l’apertura e la condivisione dei percorsi della ricerca e della cura, la complessità insita nell’esigenza di condividere metodi e risultati dei trial o dei registri di malattia, le difficoltà di condurre revisioni esaurienti della letteratura.