Il bisogno di fare chiarezza è quello che ha spinto EpaC onlus a svolgere una ricerca indipendente per raccogliere le evidenze necessarie per spiegare che curare tutti i pazienti affetti da epatite C è possibile in modo sostenibile.
Ivan Gardini, Presidentedi EpaC Onlus, racconta in questa intervista come si è svolta la ricerca, il suo disegno, i suoi obiettivi e i principali risultati raggiunti.

La ricerca di nuovi trattamenti per l’epatite C non si ferma. Lo dimostrano i dati presentati in occasione del 56o congresso dell’American Association for the Study of Liver Diseases, che si è tenuto a novembre a San Francisco.
Il futuro sembra orientato alla sperimentazione di regimi terapeutici a tre farmaci in monosomministrazione che, oltre ad aprire nuove prospettive di efficacia e tollerabilità per tutti i genotipi di HCV, affronta anche il tema non secondario del pill burden, ossia l’impatto della quantità di pillole assunte quotidianamente dai pazienti sulla qualità della vita, sulla loro aderenza alla terapia e dunque sul successo del trattamento.

A colloquio con Enzo Bonora

Sono 5 milioni i diabetici nel nostro Paese, un dato che negli ultimi 30 anni è più che raddoppiato.
In 18 anni, i casi noti sono aumentati di oltre il 70%. In questo dossier una sintesi dei risultati più importanti pubblicati sul Rapporto Arno diabete 2015 e un approfondimento degli aspetti farmacologici nell’intervista a Enzo Bonora.

A colloquio con Patrizia Hrelia

Cosa intendiamo con il termine ‘farmaco contraffatto’? Quali classi di farmaci sono più esposte alla contraffazione? La contraffazione in ambito farmaceutico può essere considerata, oltre che una questione di ordine economico, anche come un problema di sanità pubblica? Che risultati sta avendo l’impegno istituzionale contro queste pratiche fraudolente?

A cura di Gavino Maciocco

Il de-finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale avrà forse avuto l’effetto di stabilizzare le finanze pubbliche, ma ha certamente de-stabilizzato la salute degli italiani messa già alla prova dalla prolungata crisi economica e dai suoi corollari: aumento della disoccupazione e della precarietà lavorativa, aumento della povertà e del disagio sociale, dilatazione delle diseguaglianze socioeconomiche e allentamento della coesione sociale.
Lo confermano i numeri, come bene sottolinea Gavino Maciocco in questa parola chiave.

Nel report dell’Institute of Medicine si sottolineano due aspetti su cui è necessario intervenire per poter ottenere miglioramenti
nella programmazione delle liste d’attesa e nell’accesso alle cure: la mancanza di misure di riferimento per la valutazione delle
performance rispetto ai tempi di attesa e l’importanza della trasparenza, intesa come partecipazione degli stakeholder nella riorganizzazione delle procedure.

Secondo Kellermann e Deasi è giunto il momento di intervenire con azioni e incentivi adeguati affinché si punti di più sulle tecnologie che migliorano la salute della collettività, con costi modesti per il sistema, e meno su altre, come la chirurgia robotica, che hanno generato un aumento della spesa sanitaria senza produrre risultati altrettanto significativi per la salute pubblica. Una volta attivati questi incentivi, l’ingegno dei ricercatori farà il resto.

Con la diffusione della medicina personalizzata o ‘di precisione’, che promette terapie sempre più mirate che rispondono non più tanto alla definizione generale di una malattia, quanto al suo concreto e singolare dispiegarsi nell’individuo, il dibattito su quanto la medicina abbia ridimensionato i pattern di morbosità e mortalità a livello di popolazione e su come abbia contributo al benessere e all’aspettativa di vita delle persone più svantaggiatesi è acceso ulteriormente.