Il quadro epidemiologico a livello nazionale della frequenza di resistenze agli antibiotici e di infezioni correlate all’assistenza rende necessari e urgenti interventi a tutti i livelli per contrastare questo fenomeno: basti ricordare che l’Italia, nel 2020, era classificata dall’ECDC tra i Paesi con il numero più elevato di DALYs (Disability Adjusted Life Years) ossia di anni di vita perduti per infezioni sostenute da microrganismi resistenti, spesso contratti durante l’assistenza sanitaria.
È quindi essenziale che il PNCAR 2022-2025 rappresenti una vera opportunità per far fare all’Italia un passo in avanti e allinearla agli altri Paesi europei.
Maria Luisa Moro e Angelo Pan si soffermano sugli aspetti sui quali si dovrebbe intervenire per rendere il Piano pienamente operativo il prima possibile e sul contributo che la Società Italiana Multidisciplinare per la Prevenzione delle Infezioni nelle Organizzazioni Sanitarie potrebbe dare in sostegno al PNCAR.

Combattere l'antimicrobico-resistenza con l'uso appropriato dei nuovi antibiotici

Il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza (AMR) in Italia è il risultato di molteplici fattori epidemiologici, prescrittivi, organizzativi e demografici che hanno portato ad ampie aree di inappropriatezza prescrittiva e allocativa, in particolare in ambito territoriale. In questa emergenza sanitaria, va sottolineato come le infezioni correlate all’assistenza costituiscano la complicanza più frequente e grave, impattando significativamente sul paziente […]

Edizione italiana dell'AWaRE antibiotic book

Promuovere un impiego consapevole e razionale degli antibiotici nella pratica medica a tutti i livelli è da diversi anni uno degli impegni principali dell’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS), con lo scopo essenziale di contrastare nel modo più efficace possibile il fenomeno della resistenza ai farmaci antimicrobici (AMR), il cui impatto sulla salute umana e sull’economia […]

Nel corso di un recente meeting svoltosi a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito dell’European Joint Action on Antimicrobial Resistance and Healthcare Associated Infections, il progetto che intende rafforzare e coordinare tutte le azioni intraprese per fronteggiare la AMR e le infezioni correlate all’assistenza, sono stati organizzati due focus group tra esperti, dai quali è scaturito un primo bilancio delle criticità emerse nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Fra queste, un accento particolare è stato posto sulla scarsità di risorse economiche e umane tuttora investite nel progetto, sulla carenza di professionisti qualificati per il controllo delle infezioni nella pratica clinica, sulla mancanza di database centralizzati per il monitoraggio dei dati, ma anche sull’organizzazione dei Sistemi Sanitari Nazionali nei quali i poteri dei Ministeri e quelli delle autorità locali (Regioni) entrano spesso in conflitto. L’insieme di questi elementi finisce per ostacolare l’approccio One Health, poiché viene a mancare l’auspicato coordinamento fra i diversi settori dell’assistenza sanitaria, compresa la sanità animale, sia sotto il profilo operativo che dal punto di vista legale, considerando la presenza di protocolli e regole spesso contraddittori e poco standardizzati.

I dati della letteratura finora pubblicati confermano che l’88,3% dei casi covid positivi, e specialmente quelli giunti in terapia intensiva, sono stati trattati con potenti antibiotici, fra cui cefalosporine di terza generazione, chinoloni e carbapenemi. Secondo i ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità nell’articolo pubblicato sugli Annali, l’utilizzo indiscriminato di antibiotici ad ampio spettro, senza una sicura evidenza di sovrainfezioni batteriche o fungine, potrebbe aumentare il fenomeno dell’antibioticoresistenza durante questa pandemia.

A colloquio con Maria Paola Trotta

Si è verificato, soprattutto nelle prime fasi della pandemia, un eccesso nella prescrizione degli antibiotici per tenere sotto controllo l’eventuale sviluppo di infezioni batteriche secondarie anche in pazienti che non hanno manifestato coinfezioni batteriche o fungine? Quali strategie si potrebbero adottare per incentivare la ricerca e lo sviluppo di nuovi antibiotici? Obiettivi importanti di salute pubblica, come quello del contrasto alla resistenza antimicrobica, rendono necessaria una riconsiderazione del concetto di innovazione terapeutica e richiedano un miglioramento dell’applicazione dei modelli di valutazione del farmaco? A queste domande risponde Maria Paola Trotta, descrivendo anche la sua esperienza come coordinatrice dell’Unità di crisi per le attività connesse all’emergenza da Covid-19, istituita da AIFA.

Gli allarmanti pronostici sulle morti previste nel mondo entro il 2050 a causa del fenomeno dell’antimicrobico-resistenza non tenevano in considerazione la possibile esacerbazione del fenomeno in seguito alla pandemia di Covid-19. Se da una parte è indispensabile una forte consapevolezza da parte di tutto il mondo medico, delle istituzioni e dei cittadini dell’importanza di adottare in Italia tutte le strategie già individuate nel Piano nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza 2017-2030, dall’altra non devono mancare gli incentivi per la ricerca in questo ambito da troppo tempo trascurato.
Ne abbiamo parlato con Massimo Andreoni, Antonio Gaudioso e Salvatore Leone.