Tra le azioni messe in campo dall’Italia per contrastare il fenomeno dell’antibioticoresistenza, la creazione dell’Osservatorio nazionale sull’antimicrobicoresistenza (ONsAR), presieduto da Walter Ricciardi e diretto da Alessandro Solipaca, occupa un ruolo importante. L’Osservatorio, presentato a Roma lo scorso aprile, avrà l’obiettivo di studiare i dati di questo fenomeno per fornire ai decisori politici raccomandazioni e linee guida sanitarie basate sulle evidenze scientifiche e di realizzare campagne di sensibilizzazione per modificare i comportamenti impropri della popolazione e del personale sanitario. Tutto questo, ci spiega Walter Ricciardi, nella consapevolezza dell’importanza da parte dell’autorità centrale di saper promuovere e coordinare le azioni promosse a livello regionale e locale perché siano realmente efficaci.
A colloquio con Walter Ricciardi
Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
Quali sono gli obiettivi dell’Osservatorio nazionale sull’antimicrobicoresistenza?
Tra gli obiettivi di questo Osservatorio c’è quello di aumentare la consapevolezza di un fenomeno che sta diventando di giorno in giorno più terribile per il suo impatto sulla salute mondiale e che colpisce in particolar modo la nostra popolazione. L’Italia conta infatti da sola quasi il 50% dei decessi di tutta l’Unione europea per questo fenomeno. Non si tratta però solo di studiare i dati sulle infezioni legate all’assistenza ospedaliera e all’antibioticoresistenza, perché l’altro obiettivo che ci proponiamo di realizzare è quello di presentare soluzioni operative che possano essere recepite in modo positivo da tutti gli stakeholder interessati, e quindi dalla politica, dai manager, dai professionisti, dai cittadini, dai pazienti e dall’industria.
Questioni di rilievo planetario come la resistenza agli antibiotici sono compatibili con politiche sanitarie regionali?
Ritengo che questo genere di questioni sia certamente compatibile con le politiche sanitarie regionali purché il centro sia in grado di esprimere una grande capacità di coordinamento e un impegno forte nello stimolare e sostenere le azioni intraprese a livello regionale per contrastare il fenomeno. Da questo punto di vista i Paesi federali o caratterizzati dalla presenza di autonomie regionali si trovano certamente in maggiore difficoltà rispetto a quelli centralisti. Se questo difetto strutturale viene però compensato da una buona capacità del centro di programmare, organizzare, gestire e controllare i fenomeni, questa difficoltà strutturale può essere superata.
Come coordinare al meglio l’azione internazionale, nazionale e locale?
Ci vogliono sicuramente una forte leadership e una grande capacità organizzativa e manageriale. Devo dire che sia a livello internazionale sia soprattutto di Unione europea questa leadership oggi viene esercitata con un buon allineamento tra politica e scienza, anche se ci sono delle variazioni sul tema tra i Paesi membri. L’Italia è certamente quello più in difficoltà a livello sia centrale sia regionale su questo argomento.
Alcune nazioni stanno sperimentando nuovi sistemi di finanziamento dell’innovazione farmaceutica, che non prevedano il rimborso dei farmaci prescritti ma un contributo forfettario alle aziende che sviluppino antibiotici efficaci e sicuri. Ritiene possano essere modelli utili per limitare la sovraprescrizione di farmaci innovativi?
Certamente anche in questo caso servono tecnostrutture che supportino i centri decisionali in maniera tale che l’appropriatezza divenga un caposaldo forte della pratica clinica. Esiste naturalmente un problema di comportamento prescrittivo, ma se non c’è controllo e se non c’è formazione è chiaro che il problema è destinato ad aumentare. Questo lo si evidenzia nel nostro Paese dal fatto che le prescrizioni più numerose di antibiotici sono concentrate in una zona geografica del Paese che è il Sud, che non ha certamente evidenza scientifica di questa necessità. Per quanto riguarda in generale i modelli di finanziamento dell’innovazione, ci sono delle idee in proposito in particolare sui nuovi antibiotici. L’Unione europea sta cercando in qualche modo di proporle, perché si tratta di un tema che può essere affrontato soltanto a livello internazionale, non certamente a livello nazionale e men che meno locale.
Professore ordinario di Igiene e medicina preventiva presso la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Walter Ricciardi ha sempre lavorato nel campo della sanità pubblica, ricoprendo importanti incarichi istituzionali. Da aprile 2023 è presidente di Osnar, l’Osservatorio nazionale sull’antimicrobicoresistenza. Da febbraio 2020 a settembre 2022 è stato consigliere scientifico del Ministro della salute per l’emergenza covid-19. Da gennaio a dicembre 2019 è stato direttore del Dipartimento di scienze della salute della donna, del bambino e di sanità pubblica della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Dal luglio 2019 è presidente del Mission Board for Cancer, una delle cinque principali missioni europee di ricerca e innovazione di Horizon Europe, Commissione europea, e dal novembre 2019 è coordinatore dello Scientific Advisory Board della Human Technopole Foundation. Da maggio 2018 fa parte del consiglio direttivo della World Federation of Public Health Associations (WFPHA). A novembre 2017 è stato designato quale rappresentante dell’Italia in seno al Consiglio esecutivo dell’OMS. A dicembre 2015 è stato nominato direttore del WHO Collaborating Centre for Health Policy, Governance and Leadership dell’OMS, attivato presso l’Istituto di Sanità Pubblica della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Da agosto 2015 a dicembre 2018 è stato presidente dell’Istituto superiore di sanità, dove è stato commissario dal luglio 2014 al luglio 2015. È stato membro del Consiglio superiore di sanità negli anni 2003-2006 e presidente della sua sezione di sanità pubblica dal 2010 al 2014. È membro del Comitato direttivo del Centro di ricerca e studi sulla salute globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. È editor associato dell’European Journal of Public Health, primo curatore non inglese dell’Oxford handbook of public health practice e fondatore della rivista Epidemiology, Biostatistics and Public Health.
In pubblicazione su Care 1/2023