L’indagine condotta da Fedewa e colleghi ha analizzato la prevalenza dello screening per il carcinoma alla mammella, al collo dell’utero e al colon-retto, confrontando i dati raccolti dal Behavioral Risk Factor Surveillance System (un sistema di indagini sanitarie telefoniche, istituito nel 1984 dai Centres for Diseases Control and Pevention per raccogliere informazioni sui comportamenti a rischio per la salute, sulle pratiche cliniche preventive e l’accesso ai servizi sanitari negli Stati Uniti) nel 2020 rispetto agli anni precedenti, con l’obiettivo di comprendere se le disuguaglianze nell’accesso agli screening legate all’appartenenza etnica e allo stato socioeconomico fossero peggiorate durante la pandemia.
Il trend dei dati degli ultimi anni evidenzia che, tra il 2018 e il 2020, il ricorso allo screening per carcinoma alla mammella è diminuito del 6% rispetto ai 4 anni precedenti (2014-2018), mentre il ricorso a quello per carcinoma al collo dell’utero è diminuito dell’11%, sempre rispetto al trend registrato tra il 2014 e il 2018. Per quanto riguarda lo screening per il carcinoma del colon-retto, tra il 2018 e il 2020 la prevalenza della colonscopia è diminuita del 16%, mentre la prevalenza del test delle feci è aumentata del 7%, dimostrando la capacità di questo test di mantenere costanti i tassi di screening a livello di popolazione, anche durante una grave emergenza sanitaria.
In base alle variabili sociodemografiche e socioeconomiche analizzate, i tassi di prevalenza dello screening per carcinoma alla mammella e al collo dell’utero degli ultimi anni sono risultati inferiori nelle donne con un basso livello di istruzione rispetto a quelle con titoli di studio universitari (carcinoma della mammella: 50,3% vs 62,2%; carcinoma del colon-retto: 43,6% vs 55,7%). Nonostante anche il ricorso complessivo allo screening per il carcinoma del colon-retto sia risultato inferiore nelle persone con un più basso livello di istruzione, bisogna osservare che tra il 2018 e il 2020 si è verificato un aumento sorprendente (39%) del ricorso al test per la ricerca del sangue occulto nella popolazione più disagiata.
Secondo Spencer e Pignone, dei Dipartimenti di Medicina interna e Medicina della salute della popolazione della Dell Medical School dell’Università del Texas, questi risultati sollevano alcune preoccupazioni sul fatto che gli effetti combinati della pandemia di covid-19 (ossia i rischi diretti associati all’incidenza e alla mortalità di covid-19 e i rischi indiretti associati al differimento delle cure per altre condizioni di malattia) potrebbero indurre un aumento della mortalità per tutte le cause e un peggioramento delle disparità di salute.
A differenza di quanto accaduto per lo screening per il carcinoma della mammella e del collo dell’utero, il ricorso allo screening per il carcinoma del colon-retto non è diminuito in modo significativo, poiché la riduzione dell’impiego della colonscopia è stata controbilanciata da un maggiore ricorso al test per la ricerca del sangue occulto eseguito a domicilio. L’aumento del ricorso a questo test è stato maggiore nelle persone con livelli di istruzione inferiore, suggerendo ai commentatori dell’indagine condotta da Fedewa e colleghi l’ipotesi che gli sforzi compiuti per aumentare la diffusione di questo test stanno raggiungendo l’obiettivo di coinvolgere i soggetti a più alto rischio di non essere sottoposti a screening, fattore questo che potrebbe ridurre le disuguaglianze future.
Da Care 3/2022
Fonti Fedewa SA, Star J, Bandi P et al. Changes in cancer screening in the US during the covid-19 pandemic. JAMA Network Open 2022; 5 (6): e2215490.
Spencer JC, Pignone MP. Facilitating equitable, high-quality cancer screening in the post-covid-19 era. JAMA Network Open 2022; 5 (6):e2215496.