Le drastiche misure adottate per contenere la pandemia e minimizzarne morbilità e mortalità hanno inciso negativamente sulla continuità e sulla qualità dell’assistenza, danneggiando tutte le persone affette da patologie croniche, attraverso significative riduzioni riguardanti sia la degenza ordinaria sia i posti in terapia intensiva, ma anche tutte le attività ambulatoriali e diagnostiche destinate ai pazienti esterni, con interruzione o rinvio sine die delle visite di controllo e degli screening con gravi ricadute sui tempi di attesa.
Come riporta una recente revisione pubblicata su Recenti Progressi in Medicina, durante la pandemia i ricoveri per infarto acuto del miocardio (IMA) in Italia si sono significativamente ridotti, con un parallelo aumento dei tassi di mortalità e complicanze. Un’indagine multicentrica ha confrontato i dati sui ricoveri per IMA in 54 unità di terapia intensiva coronarica italiane nel corso di una settimana del 2020 con quelli della stessa settimana nel 2019, evidenziando una riduzione pari al 48%, con percentuali sovrapponibili nelle diverse aree geografiche esaminate. In ambito oncologico, le regolari attività di diagnosi e cura sono state sospese per quasi un milione e duecentomila malati neoplastici (20% del totale), pur con differenze marcate fra Nord e Sud. Benché provvisori e tutti da verificare, i dati riguardanti le patologie di interesse chirurgico mostrano che nel 2020 i ricoveri urgenti ed elettivi si sono ridotti globalmente del 17%: -52% area medica, -55% chirurgie di base, -13% chirurgia oncologica, -55% cardiochirurgia. In chirurgia ortopedico-traumatologica, nel 2020, è stata osservata una riduzione di oltre 90.000 interventi di protesi articolari rispetto all’anno precedente.
L’aumento della pressione esercitata dai casi di covid sulle strutture pubbliche causato dalla ‘quarta ondata’ rischia a questo punto di provocare un nuovo aumento di casi di patologia non covid non diagnosticata o trattata, trasformandosi in un pericoloso eccesso di morti evitabili. Per questo, secondo l’autore dell’articolo citato, è indispensabile l’elaborazione di politiche sanitarie urgenti destinate a promuovere l’accesso alle cure per la popolazione di pazienti non covid attraverso appropriati percorsi clinico-assistenziali di diagnosi e cura, adeguati a una domanda di salute diversificata in base ai differenti settori di assistenza (diagnostica; elezione versus urgenza; area medica versus area chirurgica). Vanno inoltre ridefinite le funzioni e l’attività degli ospedali inseriti nella rete nazionale di assistenza pubblica per mantenere un volume di prestazioni almeno prossimo alla normalità.
Tali obiettivi presuppongono: una raccolta sistematica di dati utili all’analisi stratificati per gruppi di pazienti e natura dei bisogni assistenziali; un’analisi epidemiologica, territoriale e ospedaliera, condotta per gruppi di malattie; un’elaborazione di processi decisionali mirati sulla base dei dati raccolti.
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Da Care 1/2, 2022
Fonte. Gristina GR. Il prezzo pagato alla pandemia dai malati non covid: le scatole cinesi della crisi sanitaria. Recenti Prog Med 2022; 113: 90-96