Infezioni associate alla covid-19 e antibioticoresistenza

Di pari passo con l’evoluzione della pandemia da covid-19, possiamo disporre di sempre nuovi aggiornamenti sulle sue caratteristiche cliniche e complicanze, e fortunatamente anche sui progressi terapeutici per affrontarla. Un tema di particolare interesse è quello della gestione delle infezioni batteriche che possono manifestarsi in un secondo momento, per lo più in ambiente ospedaliero, complicando non poco il quadro clinico dell’infezione originaria e la prognosi del malato.

Le informazioni  di cui attualmente disponiamo mostrano che in effetti la mortalità dei pazienti aumenta significativamente se alla covid si sovrappongono altre infezioni, cosa che si può verificare specialmente quando i malati vengono trasferiti in terapia intensiva, sia per effetto della ventilazione meccanica sia perché l’alterazione dei meccanismi immunitari rende i polmoni più suscettibili all’insorgenza di infezioni.

I dati della letteratura finora pubblicati, relativi ad oltre 500 pazienti, confermano infatti che l’88,3% dei casi covid positivi, e specialmente quelli giunti in terapia intensiva, sono stati trattati con potenti antibiotici, fra cui cefalosporine di terza generazione, chinoloni e carbapenemi. La gravità del quadro clinico, la frequente presenza di uno stato settico e l’impossibilità di disporre immediatamente di una diagnosi batteriologica sono altrettanti fattori che hanno provocato l’eccessivo ricorso ad antibiotici prescritti su basi esclusivamente empiriche.

Pertanto in questa fase, come segnalano con preoccupazione i ricercatori del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità nell’articolo pubblicato sugli Annali, i problemi principali potrebbero derivare, più che dalle infezioni in sé, dall’utilizzo indiscriminato di antibiotici ad ampio spettro, senza una sicura evidenza di sovrainfezioni batteriche o fungine.

L’articolo [PDF: 120 Kb]

Da Care 4-5/2020

Fonte
Fattorini L, Creti R, Palma C et al. Bacterial coinfections in covid-19: an underestimated adversary. Ann Ist Super Sanità 2020; 56: 359-64