A cura di Eugenio Santoro
L’intelligenza artificiale studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono di progettare sistemi hardware e sistemi di programmi software atti a fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana. Il suo principale scopo non è quello di replicare tale intelligenza, ma di riprodurne o emularne alcune funzioni, come per esempio la capacità di risolvere problemi mediante processi inferenziali.
L’intelligenza artificiale, a dispetto di quanto si possa pensare, non è una disciplina recente.
È nata ufficialmente nel 1956 dalle teorie di antichi filosofi e matematici (come Leibniz, Lullo, Erone di Alessandria), combinate con le nuove teorie dei neuroni artificiali, della logica proposizionale, della computabilità di Alan Turing, e soprattutto aiutata dalla nascita della cibernetica e dei primi calcolatori.
A questa prima fase ne è seguita un’altra verso la metà degli anni ottanta, con lo sviluppo dei primi sistemi esperti, dei sistemi decisionali e delle prime applicazioni industriali. In anni recenti, dopo decenni di silenzio seguiti alla seconda ondata, l’intelligenza artificiale è tornata prepotentemente di moda. Merito dei numerosi cambiamenti sia a livello metodologico sia a livello contenutistico che hanno suggerito agli studiosi di partire da teorie già esistenti piuttosto che inventarne di nuove, basando le asserzioni su teoremi rigorosamente dimostrati o su evidenze sperimentali. E il concetto che si è fatto strada è stato quello del machine learning, che ha suscitato grandi aspettative e anche qualche voce critica.
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Da Care 5, 2018
Eugenio Santoro, Laboratorio di Informatica medica, Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” – IRCCS
Twitter @eugeniosantoro Email: eugenio.santoro@marionegri.it