Nel corso degli anni sono state infatti definite alcune misure normative (accordi quadro, convenzioni,
raccomandazioni) che hanno portato alla creazione di una vera e propria rete del diritto sanitario globale. Con essa si dovrebbe essere in grado di risolvere, o quantomeno tenere sotto controllo, problematiche che, per larga parte, non sono regolamentate (o lo sono solo parzialmente).
La nuova direzione generale dell’OMS dovrebbe spingere per nuovi accordi sulla salute per quanto concerne il monitoraggio dei principali fattori di rischio (ad esempio, malattie non trasmissibili, salute mentale, etc) e nuove iniziative globali (ad esempio, copertura sanitaria universale). Si dovrebbe inoltre includere un più ampio campo di applicazione, conformità delle norme, robustezza, coordinamento e integrazione fra settore pubblico e privato, e finanziamenti sostenibili. Gli strumenti giuridici dovrebbero inoltre essere flessibili, con capacità di evolvere nel tempo nel rispetto dell’innovazione tecnologica e delle prove scientifiche a disposizione. In un’epoca di populismo nazionalista, l’azione collettiva rimane quindi un’arma cruciale per contenere e ridurre le minacce alla salute, aiutando a realizzare.
E’ quanto emerge dall’analisi di Gostin A e collaboratori, pubblicata sul Lancet.
L’articolo [PDF: 350 Kb]
Da Care 2, 2018
Fonte Levin A et al, Lancet 2017: 390; 1888-1917