A cura di Marco Geddes da Filicaia
Nel corso degli ultimi anni è stata avviata anche in Italia una riflessione sui risparmi che si potrebbero realizzare riducendo gli sprechi nel settore sanitario, in particolare grazie al lavoro svolto dalla Fondazione GIMBE che ha adeguato al contesto nazionale la tassonomia degli sprechi messa a punto cinque anni fa negli Stati Uniti e pubblicata sul JAMA (Eliminating waste in US health care, JAMA 2012; 307: 1513-6). Questa tassonomia prevedeva una valutazione del ‘peso’ di questi sprechi sui costi dell’assistenza sanitaria. Trasferendo e adattando alla realtà italiana le stime indicate nell’articolo citato, i possibili – teorici – risparmi per il nostro Servizio Sanitario si attesterebbero intorno al 22%, ossia sarebbero pari a 25.315 miliardi (spesa pubblica del 2018).
In questa parola chiave esaminiamo in dettaglio ognuna delle voci elencate nella tassonomia, perché è su queste che si può agire per ottenere un contenimento dei costi e una conseguente riallocazione delle risorse.
La parola chiave [PDF: 270 kb]
Da CARE 2, 2018
Marco Geddes da Filicaia
Medico epidemiologo