A colloquio con Ignazio Marino
Dai primi trapianti di fegato negli anni Sessanta a oggi la scienza ha fatto moltissimi progressi e il fenomeno del rigetto, che ha per lungo tempo compromesso l’esito degli interventi, oggi non fa più paura. Possiamo addirittura in un certo senso considerare i trapianti ‘vittima’ del loro stesso successo, ci spiega Ignazio Marino in questa intervista.
Oggi in buone mani e in buoni centri il 92-93 per cento dei pazienti sopravvive all’intervento di trapianto con un’ottima qualità di vita. A fronte di questo successo sono però purtroppo ancora tanti nel mondo i pazienti in attesa dell’intervento, perché non ci sono organi sufficienti per tutti coloro che ne hanno necessità.
Ecco quindi che acquista valore la proposta innovativa di Alvin Roth, premio Nobel per l’Economia nel 2012, per far fronte alle esigenze di chi è in attesa di un trapianto di rene. Basandosi sullla teoria del ‘matching’, Roth ha elaborato un algoritmo che dimostra che se si mettessero insieme, in una sorta di catena globale, tutte le persone in attesa di trapianto di rene e tutte quelle che – per affetto, amicizia e amore – vorrebbero donare un rene a una persona cara ma non possono farlo perché sono incompatibili,
si potrebbe in teoria arrivare a trapiantare di rene tutti quelli che ne avessero necessità.
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Da Care 4, 2017
Ignazio Marino, Professor of Surgery, Sidney Kimmel Medical College, Thomas Jefferson University
Distinguished Adjunct Professor of Science, Temple University Strategic Advisor to the President and CEO, Thomas Jefferson University and Jefferson Health Philadelphia, USA