Patient-reported outcome

A cura di Davide Botturi

Il termine ‘patient-reported outcome’, letteralmente ‘esito riferito dal paziente’, è stato introdotto nel 2000 dalla Food and Drug Administration (FDA), che nel 2009 ha pubblicato una guida sull’utilizzo di misure di esito riferite dal paziente rivolta alle industrie farmaceutiche, interessate ad inserire i risultati nel foglietto illustrativo del farmaco (labeling claims). Nella guida l’FDA definisce ‘patient-reported outcome’ qualsiasi esito riguardante lo stato di salute riferito direttamente dal paziente, senza alcuna interpretazione da parte del clinico o di altri.

A livello internazionale, l’impiego di misure di esito riferito dal paziente è documentato nell’ambito della ricerca, dell’assistenza sanitaria (audit, registri di patologia) e anche della valutazione della performance delle organizzazioni sanitarie (per esempio, il programma di raccolta di misure di esito riferito dal paziente del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito, avviato nel 2009 e tutt’ora attivo).

A livello nazionale, l’interesse prevalente da parte delle istituzioni pubbliche e anche delle associazioni di cittadini e pazienti riguarda soprattutto il livello di umanizzazione dell’assistenza, ovvero l’esperienza dei pazienti rispetto alle modalità di accesso ed erogazione. Il contributo più rilevante del ‘patient-reported outcome’ risiede invece nell’introdurre la prospettiva del paziente, misurata secondo una metodologia strutturata, nell’ambito della valutazione degli esiti delle cure, tradizionalmente dominato dalla sola prospettiva professionale.

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Da Care 4, 2017

Davide Botturi, Servizio Assistenza Territoriale, Regione Emilia-Romagna