Secondo i ricercatori australiani, quando esiste l’indicazione all’intervento prostatico, resta sempre centrale per il chirurgo la valutazione del paziente, della sua malattia, della “classe di rischio” a cui appartiene e delle aspettative che nutre riguardo alla sua vita futura.
Per alcuni pazienti, per esempio quelli con neoplasie più avanzate localmente, in cui il rischio è obiettivamente più elevato, la chirurgia robotica è sicuramente non indicata ed anche più costosa; viceversa, nei pazienti con tumori localizzati e quindi con maggiori indicazioni ad una procedura mininvasiva, il robot può essere più preciso ed efficace.
Al paziente che decide di farsi operare si deve per ora suggerire di privilegiare non tanto la tecnica, quando la scelta di un operatore affidabile e di un centro di grande esperienza verso i quali si nutra la massima fiducia.
L’articolo [PDF: 142 kb]
Da Care 1, 2017
Fonte Yaxley JW et al, Lancet 2016; 388: 1057-1066