“È un rinascimento della conoscenza, il periodo straordinario nel quale mi sono trovata a fare il Ministro della salute”. Così esordisce Beatrice Lorenzin in occasione della presentazione del libro di Luca Pani, L’innovazione sostenibile. Il farmaco e le sfide per il futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale , svoltasi il 14 giugno all’Ara Pacis.
Per affrontare questi straordinari cambiamenti, e fare in modo che il ‘prezzo’ dell’innovazione non sia l’unico tema della sostenibilità e non spaventi medici e decisori, servono nuovi modelli organizzativi nazionali e sovranazionali. L’Italia non è infatti sola in questa sfida e addirittura può svolgere a livello europeo un ruolo di leadership nell’individuare le strategie perché il sistema sanitario sia in grado di garantire a tutti il ricco ventaglio di opportunità di cura, dai generici agli antibiotici alle nuove immunoterapie, che la ricerca offre. Le radici sulle quali innestare questo cambiamento sono quelle del Servizio Sanitario Nazionale, non ha dubbi nell’affermarlo Beatrice Lorenzin sostenendo anche che il nostro sistema deve diventare sempre di più un sistema efficiente, trasparente e misurabile in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Perché questo avvenga servono i dati, e quindi registri di monitoraggio delle prestazioni che funzionino bene in tutte le Regioni.
Solo processando i dati prodotti dai registri di monitoraggio Aifa e dai registri regionali di patologia è possibile immaginare una programmazione economica seria che prenda in considerazione anche la valutazione dei costi evitati grazie all’impiego dei farmaci innovativi, passaggio importante che secondo la Lorenzin potrebbe essere la chiave di volta per tenere in equilibrio il sistema.
E per la gestione dei farmaci innovativi non si può più rimandare anche il confronto con l’industria, con la quale è sempre più evidente che il prezzo deve essere contrattato sulla base dei risultati. Perché se facendo ricerca per creare nuovi farmaci le industrie assumono un rischio, è anche vero che i prezzi dei nuovi medicinali non possono essere insostenibili altrimenti nessuno li potrà mai acquistare non solo in Italia ma a livello globale.
Una particolare attenzione al problema della sostenibilità della ricerca è stata posta da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che ha ricordato come a determinare il costo di un farmaco non sia tanto la sua produzione, quanto i 10-15 anni di ricerca e i due miliardi di euro di investimento che servono per sostenerla. E pochi sanno che la percentuale di successo delle nuove entità molecolari dopo la fase 1 è solo del 4%. Per contenere questi costi sarebbe importante, secondo Scaccabarozzi, che anche l’industria potesse accedere ai dati certificati dei registri di monitoraggio dell’Aifa, magari evitando la duplicazione oggi esistente tra questi dati e quelli regionali, e una vera nuova governance del farmaco, in stallo da troppo tempo. Una proposta interessante a questo proposito, ha ricordato Scaccabarozzi, è quella emersa dal Tavolo sulla farmaceutica in piedi ormai da qualche anno e che ha visto la partecipazione di tutti: Regioni, Aifa, Economia, Salute, Sviluppo economico, associazioni di categoria e aziende. Secondo questa proposta, si potrebbe svincolare il finanziamento dei farmaci innovativi ad alto costo dal Fondo Farmaceutico Nazionale e istituire dei budget specifici per ciascuna area terapeutica, non solo per l’oncologia, affidati al monitoraggio in tempo reale attraverso i Registri AIFA. Sarebbe un primo passo, secondo Scaccabarozzi, per provare a maneggiare l’oro rappresentato dai nuovi farmaci con maggiore consapevolezza e con nuove opportunità di crescita per il Paese.
La velocità delle scoperte tecnologiche è talmente impressionante che non si è ancora finito di mappare il DNA che già si è passati allo studio dell’RNA. Esordisce così Luca Pani chiedendosi come potremo mai essere in grado di garantire l’accessibilità a questi nuovi progressi con sistemi quali il pay-back, il cost e risk sharing, e via dicendo. L’unica cosa certa è che niente di tutto ciò può mettere in dubbio l’esistenza del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Anzi, Luca Pani si rivolge direttamente alle Aziende dicendo loro di non illudersi che pagatori privati come le assicurazioni siano mai in grado di sostenere tutto il ventaglio delle nuove offerte, dai generici alla terapia genica. L’unico negoziatore-pagatore che può fare questo è il Servizio Sanitario Nazionale, che rappresenta un modello vincente per garantire ai cittadini l’accesso a tutto quello che di nuovo sta arrivando sul mercato. Perche il Servizio Sanitario possa svolgere questo ruolo conviene abbandonare i modelli del cost e risk-sharing, puntare tutto sul paying by results e negoziare il ‘valore’ migliore di un farmaco con le Aziende. E per attuare questa nuova politica è sempre più urgente una riforma e un potenziamento dell’AIFA, ricorda Pani a chiusura del suo intervento.
Anche per Giuseppe Remuzzi il Servizio Sanitario Nazionale è il bene più prezioso che abbiamo e per salvaguardarlo un primo passo è rimborsare solo le buone cure e non quelle per le quali non c’è evidenza di efficacia. In questo modo e con una prevenzione efficace i più che 10 miliardi di euro che il governo stanzia per la sanità basterebbero. E tutti, secondo Remuzzi, sono chiamati a una riflessione su questo tema: industria, cittadino, istituzioni, Aziende sanitarie e Regioni in primis.
A ricordare al pubblico che i pazienti non decidono mai di essere tali è stata Paola Kruger, sottolineando come la malattia cambi non solo la vita di chi la subisce ma anche dei familiari che assistono la persona malata. La formazione dei pazienti dovrebbe quindi diventare un momento fondamentale del processo innovativo in sanità perché ogni decisione di indirizzo politico e regolatorio ha un impatto diretto e immediato sulla vita di chi è malato. È il paziente informato, sostiene Paola Kruger, il vero elemento di innovazione nel processo decisionale perché da una parte comprende la malattia in tutti i suoi molteplici aspetti e dall’altra è la sentinella che si confronta e interagisce tutti i giorni con il Servizio Sanitario Nazionale. Per questo il paziente dovrebbe essere considerato un vero e proprio stakeholder del percorso salute.
La recensione del libro [PDF: 92 kb]
Le videointerviste ai protagonisti
La rivoluzione copernicana della medicina e i nuovi modelli organizzativi
A colloquio con Beatrice Lorenzin
Ministro della Salute
Le sfide per il futuro del nostro Servizio Sanitario Nazionale
A colloquio con Luca Pani
Direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco
Per una nuova governance del farmaco
A colloquio con Massimo Scaccabarozzi
Presidente di Farmindustria
La ricetta per garantire la sostenibilità del sistema
A colloquio con Giuseppe Remuzzi
Coordinatore delle Ricerche, Istituto Mario Negri
Come cambia il rapporto medico-paziente
A colloquio con Paola Kruger
Paziente esperto, EUPATI