Cardiopatia ischemica stabile e terapia medica ottimale

Alcuni anni fa un ampio studio multicentrico con l’audace appellativo di COURAGE aveva dimostrato come una strategia basata sull’associazione tra angioplastica coronarica e OMT non era in grado di  migliorare in maniera significativa la sopravvivenza in pazienti con cardiopatia ischemica stabile rispetto a una strategia basata solo su OMT nel breve-medio periodo, considerando un follow-up medio di 4,6 anni.
Gli stessi investigatori del trial COURAGE hanno voluto recentemente riprendere in esame il vasto campione di pazienti che era stato arruolato per lo studio tra il 1999 e il 2004 e, avendo ancora a  disposizione i dati per una parte consistente della popolazione originaria (circa il 53%), hanno valutato l’impatto delle due diverse strategie di trattamento sulla sopravvivenza in un periodo prolungato, 15 anni dal primo arruolamento.
Anche in questo periodo di tempo più lungo non si è evidenziata nessuna differenza significativa di sopravvivenza nei due diversi gruppi di pazienti trattati, sebbene gli autori sottolineino che la popolazione considerata, con cardiopatia ischemica stabile, presentava evidenza oggettiva di ischemia, patologia coronarica significativa e rischio di mortalità non trascurabile (circa 4% per anno).

L’articolo [PDF: 96 Kb]

Da CARE 2, 2016

Fonte Sedlis SP et al for the COURAGE Trial Investigators, N Engl J Med 2015; 373: 1937-1946

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